Il Monastero dello Spirito Santo occupa gli spazi di una ex-colonia medioevale conosciuta con il nome di Palagio a Baroncelli. Dal XIII secolo la proprietà passò attraverso diverse famiglie, dai Passerini ai Peruzzi, dai Salviati ai Rinieri, dai Benci ai marchesi Corsini, per diventare nel XIX secolo il monastero delle monache Benedettine Vallombrosane.
Il Monastero
Nel 1968 fu dato incarico a tre professionisti, Eugenio Castellani e i fratelli Piero e Giuliano Piccini, di restaurare il parlatorio e la chiesa, gli unici due punti di contatto con l’esterno.
Oggi riposa, sotto l’altare maggiore della chiesa, il corpo incorrotto di Santa Umiltà, fondatrice delle monache Benedettine Vallombrosiane.
Chi è S. Umiltà ?
Rosanna Negusanti, figlia dei nobili Elimonte e Richelda, nacque a Faenza nel 1226, anno della morte di San Francesco d’Assisi. All’età di 15 anni perse il padre e l’anno successivo sposò Ugonotto dei Caccianemici.
Questa giovane coppia ebbe due bambini che morirono tra le fasce e a questi due lutti si aggiunse anche la perdita della madre Richelda.
All’eta di 24 anni Rosanna si ritirò a vita religiosa nei chiostri della canonica di Santa Perpetua, insieme al suo marito Ugolotto. Nel Medioevo non era raro di assistere a scelte di questo genere fra due coniugi cristiani.
Esattamente in questa occasione la giovane donna prese il nome di Umiltà e dopo essere guarita miracolosamente da una grave malattia, nel 1254, lasciò il chiostro della canonica e si ritirò in clausura. La celletta fu costruita per lei presso il monastero vallombrosano di S. Apollinare, fondato tra il 1012 e 1015 da San Giovanni Gualberto.
Il suo esempio attirò alcune giovani di Faenza che chiesero di costruire altre celle vicino alla sua per vivere sotto la sua guida. Fu così che, per consiglio del vescovo Petrella, nel 1266 Umiltà accettò di diventare la guida spiritale delle nuova monache, riunite nel monastero della Malta a Vallombrosa, che successivamente si chiamerà Santa Maria Novella.
Questa nuova comunità mise in pratica tutte le virtù della Regola di San Benedetto e delle Costituzioni Vallombrosane di san Giovanni Gualberto. Nel 1281 madre Umiltà eresse una chiesa a Firenze in onore di San Giovanni Evangelista.
Pur essendo anziana e malata, tenne contatti personali con Faenza e Roma per dare continuità ai due monasteri, finché tornò alla casa del Padre il 22 maggio 1310 all’età di 84 anni.
Dopo un anno il suo corpo fu riesumato e risultò incorrotto, benché fosse sepolto nella nuda terra.
Il 27 gennaio 1720 la Congregazione dei Riti con papa Benedetto XIII confermò l’antico culto, facendo celebrare la Messa propria il 22 maggio. Nel 1942 fu dichiarata compatrona di Faenza.